Alessandra Chi?

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Entropia

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Introduzione.

Quello dell’entropia, è un concetto molto vasto che può spaziare dalla fisica all’economia ma che sinteticamente può essere riassunto come espressione della tendenza irreversibile dei fenomeni naturali al caos e alla degenerazione.

Esperimento.

Prendete una donna single di 30 anni già sbronza e mettetela alle 3 del mattino, in un giorno di Aprile, davanti ad una fetta di calzone di cipolla preparato amorevolmente da sua nonna. Ella, assaggiato il primo morso, non sarà più in grado di fermarsi e divorerà l’intera fetta (grande quanto ¼ di teglia da forno di forma circolare Ø300 mm) fino ad ottenere la degenerazione irreversibile della mucosa dello stomaco e dell’intestino crasso. 

Fai da te: l’esperimento a casa tua.

La ricetta del Calzone di Cipolla QUI. 

La testimonianza del soggetto dell’esperimento.

Dopo la devastazione del pranzo pasquale, avevo deciso, come già in altre occasioni nei mesi scorsi, di mettermi a dieta. Non che il mio peso attuale mi disgusti, ma circa un anno fa, a causa di un susseguirsi di sfighe delle dimensioni spropositate, ero dimagrita di 5 chili e avevo acquistato una serie di indumenti taglia 40. Beh, poniamola così: la mia bilancia ora mi suggerisce di non provare neanche ad infilarmi le gonne e i vestitini estivi onde evitare attacchi di panico e crisi depressive.

Ho provato ripetutamente a farmi scaricare da qualcuno in modo tale da non dovermi sottoporre alla tortura della dieta dimagrante, ma purtroppo non sono riuscita a farmi caricare.

Di qui la disperata decisione.

Il punto è che il potere della negazione di una cosa qualsiasi mi porta a desiderarla ardentemente. Ad esempio, nonostante io sia un soggetto assolutamente monogamo, quando stringo una relazione con qualcuno, nell’immediato desidero tutti gli altri uomini che fino a quel momento non avevano contato nulla per me, per il semplice fatto di non poterli più avere.

Così è per il cibo. Infatti dopo il primo giorno di dieta ero ingrassata di 50 grammi. Il secondo giorno sono stata diligente fino alle ore 20.00 dopo di che, recatami all’inaugurazione di una mostra in una galleria d’arte, ho incominciato a bere del vino primitivo ed è probabilmente in quell’istante che si è attivato il processo irreversibile di degenerazione.

Si dice che l’amaro sia l’ultimo stadio dell’alcolismo, non so quanto questa tesi sia attendibile, fatto sta che verso le ore 23.30 ero già al mio terzo regolare di Jagermeister…non so perché ma sono fatti miei!

Tornata a casa verso le 3.00, mi sono trovata davanti un settore circolare avvolto da carta stagnola puzzolente come un anziano sull’autobus, ma sapevo di non essere sull’autobus, nonostante tutto, e sapevo che quell’odore, contestualizzato in una cucina, voleva dire solo una cosa: calzone di cipolla!

Non conosco esattamente i confini di questo piatto tipico pugliese, se si estenda o no oltre la provincia di Bari. Ma posso affermare che una possibile classificazione dell’universo distingue le persone felici da quelle infelici a seconda che abbiano mangiato o meno, almeno una volta nella loro vita, il calzone di cipolla.

Mi ero ripromessa di assaggiarne solo un pezzettino minuscolo ma dopo il primo morsettino, non appena il ripieno ha toccato le mie papille gustative, un raptus mi ha colto alla sprovvista e mi sono trasformata in una macchina masticatrice fino a quando non vi era rimasto più nulla da divorare.

È una cosa devastante in tutti i modi in cui qualcosa può esserlo: in un primo momento, la farcitura ti inebria i sensi, ti senti Santa Teresa nell’Estasi del Bernini. È come se ci fosse un ingrediente misterioso ma, infondo, credo siano le lacrime e la dedizione di chi ha preparato la purea a renderlo tanto speciale. In un secondo momento, che arriva all’incirca dopo mezzora, la devastazione dell’estasi si trasforma in devastazione organica: ora non possiedi più uno stomaco, hai una voragine al suo posto, e ogni cosa al suo interno ha consistenza lavica. Dopo due ore anche l’intestino comincia a polverizzarsi al passaggio del magma e non ti resta che metterti in lista per il duplice trapianto. Ma per 5 minuti sei stato davvero felice quindi sta a te decidere se vale la pena vivere un giorno da leone o mille da pecora.

Conclusioni.

L’Entropia è una grandezza che può misurare il vizio umano quale forma di naturale tendenza all’autodistruzione: all’aumentare dell’Entropia diminuirà l’energia vitale fino al suo totale esaurimento…ma chi se ne frega!

4 Risposte

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  1. huahahahahahahha te ne sei mangiata mezzo quintale eh? Io quando vidi zia arrivare col calzone mi buttai a terra tipo chuch norris per non essere colpita dall’odore 🙂

    titti

    aprile 13, 2010 at 12:12 PM

  2. Voglio il calzone alle cipolle!!!! Da te Alessandra non potevo aspettarmi un post scientifico sull’entropia, quasi da saltare se non fossi tu.

    agegiofilm

    aprile 14, 2010 at 7:46 am

  3. beh no io l’avrei letto lo stesso, ci sono dei concetti di fisica che trovo molto affascinanti, come l’eltropia appunto. cmq grazie caro lettore…ma il tuo nome?

    alessandrachi

    aprile 14, 2010 at 8:26 am

  4. Gegio de Il Torneo degli Oscar. Basta la lettura di alcuni tuoi post per capire che sei divertente e seria allo stesso tempo, cosa rara. Ecco il perché delle mie parole.

    agegiofilm

    aprile 18, 2010 at 10:04 am


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